Il posto d’immersione era uno di quelli dove andavamo più spesso: Punta Gavina. Il livello dei sub in barca – 6 in totale – era abbastanza disomogeneo: Open Water e Avanzati, niente comunque che due guide subacquee non possano gestire in tutta sicurezza.

Avevamo comunque concordato di fare un paio di tuffi a poca profondità (tra i 10 e i 20 metri) di apertura della settimana d’immersione. La giornata, si parla di metà giugno, era spettacolare: il sole alto in cielo e l’aria limpidissima.

Speravamo solo di non trovare corrente, cosa che ci avrebbe costretto a cambiare punto d’immersione. Niente corrente, briefing, sistema di coppia, entriamo in acqua. Io guido, Fabio chiude il gruppo. Perfetto, l’immersione iniziò bene e trovammo proprio vicino all’ancora, su un pianoro a 6 metri di profondità, una tana con due polipi.

Erano timidi ma curiosi, come nella loro natura, ci mettemmo tutti intorno ad osservarli e questo rilassò il gruppo. L’attenzione passò subito dal se stessi all’osservazione dell’ambiente circostante e la respirazione diventò lenta e profonda.

Il sole creava sul basso fondale giochi e riflessi di luce spettacolari che solo chi si immerge conosce. Iniziammo ad immergerci e dai 6 metri di profondità seguimmo una parete che conduce su un fondale a 20 metri. Incontrammo la fauna tipica di questo punto d’immersione: delle belle corvine, un bel branco di saraghi, qualche sospetto dentice in lontananza, murene, gronchi, cerniotti.

Poi, girandomi per controllare il gruppo e chiedere l’ok a Fabio, mi accorsi, come avevano già fatto altri del gruppo, che non eravamo più soli: un gruppo di pesci balestra, 6 per l’esattezza, ci stava seguendo e i più curiosi stavano già giocando con le nostre bolle!

L’eccitazione era così grande che a stento mantenemmo il controllo del gruppo, dato che ognuno ormai pensava più a inseguire i balestra più che a tutto il resto.

Il pesce balestra, battagliero e aggressivo se disturbato nel periodo della cova delle uova – e curioso e confidente nelle rare occasioni in cui capita di incontrarlo.

Il più curioso di questi pesci si spinse addirittura fino ad appoggiare la sua bocca contro il vetro della maschera di uno dei nostri subacquei. L’immersione finì lì.

Su un fondale di appena 15 metri di profondità respirammo tutta l’aria che ci restava nella bombola facendo a gara a chi riusciva ad attirare più pesci balestra con le proprie bolle. Fu un’immersione veramente bella, una grande emozione, una delle tante che spesso ci danno le profondità marine.